Mambo a Marienbad, Marina Abramovic, 2001

(il riferimento al film L’année dernière à Marienbad di Alain Resnais non è casuale) è una della grandi installazioni/performance che caratterizzano da circa un decennio l’opera di Marina Abramovic (nata a Belgrado, ma da anni residente ad Amsterdam).

Progettata espressamente per il padiglione abbandonato Charcot dell’ex-Ospedale Neuropsichiatrico di Volterra, vive dell’atmosfera del luogo, un luogo denso di memorie inespresse, basti solo pensare al fatto che quando l’Ospedale era attivo era arrivato a contare fino a 5000 presenze.

Abramovic richiede e sollecita la partecipazione del pubblico a cui l’artista offre un’esperienza, di cui lei si pone allo stesso tempo come celebrante e oggetto sacrificale, diva e clown, tramite e soggetto di passione, oggetto del desiderio e soggetta al desiderio che ne suggerisce mosse e atteggiamento, forme e figure.

In presenza e in assenza. Qui il rituale prevede un percorso attraverso l’edificio verso il punto dell’evento: percorso ed evento si equivalgono e solo la diretta esperienza individuale dona all’opera la sua forma. La partecipazione non elimina la differenza dei ruoli, ma i termini di passività e attività, componenti essenziali dell’estetica dell’Occidente, subiscono quell’alterazione necessaria alla realizzazione della struttura del desiderio e delle passioni.

Come in altre sue opere, si produce uno scarto di doppia natura che condiziona la qualità dell’esperienza: in questo caso si tratta di un cambio di gravità, che provoca un rallentamento del passo, e un ripescaggio da un passato che ha il sapore non tanto della nostalgia quanto dell’attualizzazione di un paesaggio e di un clima che appartengono a un’Italia da tempo scomparsa, così come dimenticate e fagocitate dal tempo sono le passioni di quelli che questi luoghi hanno abitato nella reclusione che la malattia e il suo trattamento ai malati imponeva.

Quel che conta è la durata, il permanere dell’immagine oltre il suo stesso consumarsi dentro il tempo, la bontà e la bellezza dell’esistere oltre la sofferenza del loro inesorabile trascorrere.

Credits

Marina Abramovic,
Mambo a Marienbad, 2001, Volterra,
Arte all’Arte 2001,
courtesy Associazione Arte Continua – San Gimignano (SI),
foto Ela Bialkowska.