Jérôme Sans e Pier Luigi Tazzi

Curatori, 2001

Jérôme Sans e Pier Luigi Tazzi hanno collaborato nel 2001 alla curatela della sesta edizione di Arte all'Arte coinvolgendo artisti della comunità internazionale dell’arte: Marina Abramović, Cai Guo-Qiang, Jannis Kounellis, Surasi Kusolwong, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward, Loris Cecchini che ha realizzato un’opera permanente per la Casa della Musica/Sonar di Colle di Val d’Elsa, Gianni Motti e infine un progetto speciale al Castello di Linari con Daniel Buren, Ottonella Mocellin e José Antonio Hernández-Diez.

Dal catalogo Arte all’Arte X del 2005


Il fascino della Toscana è discreto, misurato, raffinato. L’alto e il basso si sono sempre influenzati reciprocamente, almeno dalla fine del Medioevo. Non è un caso che l’idea di umanesimo abbia preso forma proprio qui: il mondo si può spiegare partendo dalle potenzialità e capacità umane, in competizione con la natura e con ogni dimensione metafisica. L’essere umano diventa così il tramite necessario tra ciò che sta in basso e ciò che, presumibilmente, si eleva verso l’alto.

L’orto...
la finestra di fronte...
l’angolo necessario...
o la sua luce trasparente – un tempo, un pozzo di luce era un fuoco.

La ragione, nonostante le sue dimensioni modeste, comprende ambiti molto diversi, per i quali è necessario trovare un elemento unificante, ciò che poi genera la mitologia del luogo. Possiamo chiamarlo il rapporto armonioso tra natura e cultura?

L’arte moderna, nella sua specificità, è uno dei prodotti più elevati della civiltà occidentale, un modello di percezione e di relazione con il mondo e la vita. Allo stesso tempo, è un’arte eminentemente urbana e civile, forse già a partire da Giotto, fino ai nostri eroi dell’arte moderna. Tuttavia, è la dimensione rurale a caratterizzare la storia del paesaggio toscano, dai Granduchi fino agli anni ’60. Questa tradizione continua ancora oggi con sviluppi economici significativi, come l’agriturismo e la produzione vinicola, veri successi contemporanei.

L’ambiente rurale sembra quindi estraneo all’arte moderna, soprattutto nella sua declinazione contemporanea. Inoltre, l’evoluzione dell’arte rinascimentale fino a tempi recenti è sempre stata un fenomeno interiore. Solo quando gli artisti hanno percepito i sintomi della crisi della cultura occidentale – a cui sentono di appartenere – hanno compreso che la loro pratica non era più adeguata per interpretare e rappresentare il mondo. È allora che hanno cercato di riappropriarsi dello spazio concreto, in contrapposizione allo spazio immaginario che la cultura dominante gli aveva storicamente assegnato, e si sono spinti verso l’esterno.

Il progetto Arte all’Arte si inserisce in questo contesto, e la Toscana rurale e mitica è lo spazio ideale per questa impresa. Nel Decameron, Giovanni Boccaccio fa fuggire i suoi narratori – gli artisti, in altre parole – dalla città devastata dalla peste per rifugiarsi in una villa, dove si intrattengono raccontandosi le infinite storie del mondo.

Fin dal suo inizio nel 1997, Arte all’Arte si è sviluppato all’interno della mitologia del territorio, partendo – non a caso – da San Gimignano, suo emblema nel bene e nel male. Poi, nel settembre 2001, Jérôme e io abbiamo introdotto le voci esterne, partendo però da quelle interne, iniziando con Kounellis: il pozzo, riempito di occhiali, macchine per vedere, che sprofondano in un pozzo senza fondo.

E poi c’era Marina:
nel padiglione intitolato a Charcot nell’ex ospedale psichiatrico di Volterra; i topolini attratti dal mambo italiano su una piattaforma, rallentati da un tapis roulant.

Infine, le vere voci esterne:
il santuario di Nari Ward accanto all’inceneritore; il muro di Cai; l’affresco nel vento di Tayou; la fantasmagoria da mille lire dell’arte di Surasi Kusolwong, destinata a disperdersi nelle case delle persone e a scomparire, consumata nella vita quotidiana di ognuno.

Così Jérôme e io abbiamo lasciato le cose, e da lì in poi è iniziata un’altra storia, con altre voci, altri muri, altre canzoni.

Musica, maestro!

Pier Luigi Tazzi

Jérôme Sans (nato nel 1960) è un curatore e direttore culturale noto per il suo approccio innovativo alle istituzioni artistiche. Co-fondatore e co-direttore del Palais de Tokyo di Parigi (1999-2006), ha successivamente diretto il BALTIC Centre for Contemporary Art (2006-2008) e l’Ullens Center for Contemporary Art di Pechino (2008-2012), trasformandolo nella prima grande fondazione privata d’arte contemporanea in Cina.

Ha curato numerose mostre internazionali, tra cui la Biennale di Taipei (2000) e la Biennale di Lione (2005), e ha realizzato installazioni pubbliche per artisti come Alicja Kwade e Bernar Venet. Dal 2022 è coinvolto nello sviluppo di Lago/Algo a Città del Messico.

Pier Luigi Tazzi (Colonnata, 1941 - 2021). Dal 1976 al 1986 è stato professore alla Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, oltre a essere stato Lecturer al Goldsmith College di Londra e alle Università di Stoccolma e Kassel). Ha collaborato con riviste italiane e straniere, tra cui Ottagono, Casabella, Wolkenkratzer, Art Forum, Museumjournaal.

Oltre alla Biennale di Venezia e documenta, ha curato tra le altre le mostre Wounds / Democracy and Redemption in Contemporary Art, Moderna Musset, Stoccolma, 1997; Watou Poeziezomer 2001 / Een lege plek om te blijven; Happiness / A Survival Guide for Art and Life, Mori Art Museum, Tokyo, 2003/2004; Aichi Triennale 2010 / Arts and Cities, Nagoya; Adel Abdessemed: l’age d’or, Mathaf, Doha, 2013/2014.

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Gilda Williams e Roberto Pinto , Curators, 2000

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Emanuela de Cecco e Vicente Todoli, Curators, 2002