The Dustbin of History

Kendell Geers, 2000

Kendell Geers affronta in modo originale e ironico il problema dell’influenza tecnologica e della globalizzazione culturale. Si tratta di un omaggio, come definisce lo stesso autore, alla battaglia fra il prodotto della tecnologia di massa e l’opera artigianale.
— Ivo Gabellieri, Sindaco di Volterra, “Arte all’Arte V”, 2000

I curatori Roberto Pinto e Gilda Williams in occasione della V edizione di Arte all’Arte hanno invitato a partecipare Kendell Geers che ha realizzato un’opera per la città di Volterra.

Kendell Geers ha realizzato per Volterra due copie del David di Michelangelo, due sculture-souvenir che riproducono il celebre capolavoro del Rinascimento italiano. Nel periodo che Kendell Geers ha trascorso in Toscana è infatti rimasto colpito dal contrasto, in questa regione ricca di storia, fra la volontà di proteggere le antiche tradizioni e il servire il moderno turismo internazionale sul quale si basa l'economia della regione. Il conflitto fra l'oggetto industriale e l'opera unica, artigianale, riflette l'incompatibilità fra le grandi aspirazioni artistiche del Rinascimento e il crasso turismo dell'era contemporanea.

Attraverso l'ingrandimento di una copia del David di Michelangelo fra le moltissime che affollano i negozi di souvenir che viene riportata alle esatte dimensioni della scultura originale, Geers inverte il processo attraverso il quale un'opera d'arte unica e monumentale viene trasformata in un prodotto di massa.

Michelangelo impiegò tre anni per scolpire il suo capolavoro in marmo; la copia in bianco polistirolo è stata realizzata in pochi giorni. A un primo sguardo l'inconsapevole turista potrà anche confondere l'imitazione di Geers con l'originale; ma a una osservazione più attenta i difetti della produzione seriale, la rigidità e le imperfezioni della copia dozzinale, appariranno amplificati dalle grandi dimensioni. Geers ha inoltre riprodotto due volte il "capolavoro”, reiterando l'immagine di questa celebre scultura, più conosciuta attraverso le cartoline e le guide turistiche che non tramite il reale contatto con l'opera stessa.”

Roberto Pinto e Gilda Williams, "Arte all’Arte V", 2000

La pattumiera della storia

“Durante la mia brevissima visita in Toscana, i miei pensieri si sono trovati a oscillare di continuo tra il contemporaneo e lo storico. È davvero difficile restare impressionati dal forte senso della storia che si impone a ogni angolo così come è impossibile non notare la lampante influenza della tecnologia e della globalizzazione.

E’ inevitabile accorgersi della strenua battaglia per proteggere le tradizioni dall'essere divorate dai grandi magazzini e dai fast-food. Ogni aspetto della vita, culinario, casalingo o quotidiano, è impegnato in questa battaglia tra tradizioni più antiche e lente e una ben più veloce gratificazione istantanea.

Sono rimasto colpito anche da come la regione dipenda dal turismo che, se da un lato costituisce un valido sostegno economico, dall'altro finisce per incoraggiare la "mercificazione" della cultura tradizionale. Il turismo è una lama a doppio taglio capace sì di creare un grande interesse per quanto è locale ma si tratta di un interesse superficiale e acritico. Basta pensare con quale velocità il turista giapponese o americano scorrazzino attraverso un'intera cultura con un preciso programma e dopo aver visto l'oggetto, l'immagine o l'edificio in questione torni da McDonald's per il pranzo, e lì trascorra probabilmente più tempo che non ad ammirare il David di Michelangelo.

Per Arte all'Arte vorrei creare un'installazione che risponda a questo scontro tra oggetto di massa tecnologico e oggetto prodotto artigianalmente secondo la tradizione, tra le aspirazioni del Rinascimento e il turismo superficiale che ha coinvolto quelle stesse città e borghi. La mia idea è prendere un qualsiasi souvenir del David di Michelangelo in plastica, quelli venduti nei negozietti e nelle bancarelle lungo i circuiti turistici, e ingrandirlo fino alla scala della scultura originale. Nel 1501 Michelangelo vinse una gara pubblica per portare a termine la scultura che Agostino di Duccio aveva abbandonato. Dopo tre anni di lavoro completò il suo capolavoro, oggi uno dei maggiori simboli sia di quell'epoca che della Toscana stessa.

Scegliendo una delle milioni di copie vendute ogni giorno in tutto il mondo, invertirò il processo per cui il generico souvenir kitsch di massa viene trasformato in un'unica monumentale opera d'arte. A prima vista l'oggetto ritagliato nel polistirolo con il laser potrebbe sembrare l'originale e molti turisti cadranno nella trappola. Ma uno sguardo più attento rivelerà comunque le linee, la superficialità e l'abbozzo di un economico souvenir, allargati in modo osceno. Michelangelo impiegò tre anni a completare la sua opera, questo David sarà ritagliato in meno di un giorno dai bianchi blocchi di polistirolo. Quel che nel Rinascimento era in marmo sarà oggi in polistirolo, il materiale con cui sono impacchettati ormai tutti i nostri cibi quotidiani. Là dove Michelangelo dovette sudare e faticare per liberare la sua forma dal blocco, gli odierni computer specializzati riusciranno con minimo sforzo a mostrare la "verità dei materiali" di una tecno-cultura del consumo. Ancora e più che mai da questa situazione sarà evidente che conosciamo i capolavori dell'arte come il David più dalle riproduzioni sui libri e dalle copie kitsch che dalla diretta esperienza.”

Kendell Geers, “Arte all’Arte V”, 2000

Altri progetti di Arte all’Arte V

Credits
Kendell Geers
The Dustbin of History, 2000
2sculture in polistirolo
2 polystirene sculptures
h 5 m
Volterra, Arte all’Arte V 
Foto Ela Bialkowska
© Associazione Arte Continua