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Arte All’Arte VII, 2002
L’edizione VII di Arte all’Arte, curata da Emanuela De Cecco e Vicente Todolí, ha portato interventi di grande rilievo nei luoghi più suggestivi della Toscana. Cildo Meireles ha elevato al cielo Siena, Miroslaw Balka ha lasciato il segno a San Gimignano, Lothar Baumgarten ha trasformato Montalcino, mentre Tacita Dean ha proiettato a Mensano. Marisa Merz ha impreziosito Colle di Val d’Elsa e Damián Ortega ha arricchito Poggibonsi.
L’edizione ha visto anche un progetto speciale presso il Palazzo delle Papesse e un’installazione di Mario Airò al Teatro dei Leggeri di San Gimignano, confermando il legame profondo tra arte contemporanea e territorio.
Curato da Emanuela de Cecco e Vicente Todoli.
“Con questo progetto l’associazione Arte Continua ha cercato di creare un punto di contatto tra il mondo dell’arte contemporanea internazionale e alcune comunità locali toscane fortemente segnate dalla presenza dell’arte, specialmente medievale e rinascimentale, sviluppando due filoni di ricerca: uno cercando interconnessioni tra Arte Architettura Paesaggio, e l’altro tra Arte Tecnica Tecnologia e Scienza.
Siamo appassionati dell’arte di ogni tempo e per noi il Medioevo, il Rinascimento e il bellissimo paesaggio toscano non sono esattamente il passato, o un’immagine da cartolina, ma una parte importante della nostra vita, del nostro presente, e ci auguriamo anche del nostro futuro.
”
Arte all'Arte è giunta alla sua settima edizione e, come ogni anno, si svolge in spazi particolarissimi, spazi che spesso hanno vissuto una vita precedente ospitando le più svariate attività di cui conservano le tracce, spazi di fatto non predisposti per accogliere l'arte contemporanea ma di volta in volta riadattati a seconda dei progetti degli artisti e delle possibilità concrete.
(…)
Ogni decisione va verificata alla luce di una sorta di test di realtà molto concreto: il progetto di un artista noto in tutto il mondo può essere sostenuto o contrastato dal punto di vista di un parroco di un piccolo paese, in alcuni casi conta di più avere il polso della situazione di fatto piuttosto che far valere possibili legittimazioni intellettuali. Credo che ciò che rende questa esperienza significativa consista nel dare corpo una volta all'anno a una piccola e concentrata utopia concreta attraverso la quale l'arte ritrova una possibilità di dialogo effettivo - prima ancora che con il pubblico - con le diverse realtà che la ospitano.
Se il modo in cui l'arte viene veicolata e comunicata al pubblico è da sempre uno degli interrogativi centrali attorno ai quali sono chiamati continuamente a interrogarsi tutti coloro che operano attorno all'arte, oggi tale questione si pone in modo ancora più urgente.
I musei si trasformano, le logiche dell'intrattenimento acquisiscono un peso che un tempo non avevano nella programmazione, la cultura deve anche divertire. L'arte, se intende mantenere una sorta di autonomia in questo processo, deve mantenere vivo il confronto con la realtà rinunciando ad arroccarsi in posizioni pseudo aristocratiche. L'ipotesi più interessante è che sia possibile configurare una sorta di terza via capace di comunicare senza snaturarsi, senza cedere a ricatti sempre più pressanti di carattere populista. In questo quadro, Arte all'Arte è un'esperienza dove tali interrogativi si trasformano in azione, e dalla quale ogni anno si cerca di offrire una panoramica di possibili tentativi concreti di risposta.
Oltretutto, la fiducia nella dimensione del fare invalida alcune tra le più diffuse lamentale su questioni legate alla difficile sopravvivenza dell'arte contemporanea in un Paese incredibilmente ancora così spaventato dalla produzione artistica non ascrivibile - per ragioni anagrafiche - al patrimonio dei beni culturali. A fronte di più di un sindaco disposto a dialogare direttamente e a confrontarsi con il progetto di un artista, appare inoltre ancora più forte l'immobilismo delle grandi città dove la burocrazia e lo stratificarsi di promesse mancate neutralizzano quintali di energie.
In questo contesto, la risposta nasce proprio nel corso del percorso di preparazione della mostra, e prende forma attraverso la rete di relazioni - costruita negli anni ma ogni anno riveduta e approfondita - che nasce tra le amministrazioni locali, i responsabili dei luoghi dove di volta in volta vengono allestiti i lavori, gli artisti stessi, i curatori, gli organizzatori, gli artigiani e i tecnici. Già in questa fase ci si confronta infatti con la vita del territorio, con le disponibilità concrete, i timori e le forme di resistenza. Già in fase di progettazione esiste una sorta di pubblico di prima fascia al quale è richiesto un coinvolgimento che si trasforma in una responsabilità precisa che può essere di vitale importanza rispetto alla realizzazione di uno specifico intervento o alla necessità di cambiare strada e ripartire in un'altra direzione.
Prima ancora che il pubblico dei visitatori veri e propri, il lavoro di tutti deve passare questa sorta di prima verifica sul campo che forse è in assoluto una delle fasi più interessanti proprio in relazione a quel bisogno di test di realtà a cui accennavo in precedenza.
(...)
Non credo che sia un caso che la riflessione sul tempo sia presente nel lavoro di più di un artista. Penso al tempo sempre uguale scandito dalle pedane con seduta di Balka negli spazi dell'ex carcere di San Gimignano, al tempo della pausa e della vita quotidiana che credo sia il vero sottotesto del film Mario Merz di Tacita Dean proiettato nel piccolo cinema del circolo di Mensano.
In tempi di corsa frenetica verso obiettivi sempre meno chiari, il filo rosso che emerge da più contributi consiste nell'esigenza di un ripensamento, nel relazionarsi con il pubblico senza voler stupire ma privilegiando la dimensione dell'ascolto, non avere paura di compiere un passo verso il buio e la profondità (Marisa Merz, Cildo Meireles, Miroslaw Balka), accogliere e valorizzare le differenze (Damián Ortega), guardare il territorio più che consumarlo (Baumgarten), considerare le tracce dell'esistente, come nei disegni di Tacita Dean dove i profili delle mappe seguono le venature dell'alabastro stesso...
Emanuela De Cecco da Arte all’Arte VII