Senza Titolo (albero e onda)
Massimo Bartolini, 2004
“La mia amica Rachel Inman, nome tra i più belli da me conosciuti e moglie di Riccardo, progettista del mio lavoro in mostra, dopo aver visto la piscina con albero mi dice: -“So sad”. Io chiedo a mia volta: -“Sad and bad or sad and good?” -“Sad and good.”
Da sempre mi domando come un oggetto possa trasferire emozioni, come si possa dire di una cosa triste o allegra, nonostante ci siano su questo tema, ed abbia talvolta, in momenti di particolare scoramento, letto molti libri e trattati. Per me un lavoro è visione e “visione di ciò che esiste”. Visione e “sentire-applicato” sono campi assolutamente non specialistici, ovvero si applicano a tutti gli oggetti ed azioni possibili, soprattutto se dedicati al mondo (per mondo intendo natura + uomini) piuttosto che al solo mondo degli uomini. Questo pensiero mi spinge a fare sempre qualcosa che non abbia una visione univoca ma molte visioni, almeno tante quante ne può avere una forchetta su di un tavolo. Il tentativo di mettere un lavoro nel paesaggio comporta non pochi rischi: esso rinuncia al privilegio del tendere all’immutabile e all’essere al di sopra dell’incidente e del fortuito. Tale presunzione, di cercare di fare paesaggio, può portare dalla mutevolezza perpetua (oggi bello, domani no) fino alla inequivocabile sparizione del lavoro stesso. In pratica, si sacrifica l’affidabilità per l’esattezza di quel giorno in cui paesaggio e lavoro immesso nello stesso suonano un accordo di bellezza indicibile, come la natura. Comunque, i vantaggi di questo tipo di pratica non sono pochi. Il più grande, ritengo, sia quello che anche tu che fai il lavoro lo vedi alla fine da estraneo. Questo porta a meravigliarsi dei pensieri che altre persone fanno riflettendo sul lavoro fatto. Rachel diceva buona tristezza, la Francesca diceva che l’albero è di una nave la cui navigazione, aggiungo io, avviene da fermo e che ha il moto ondoso dentro di sé. Con Remo, al bar, si parlava di Meister Eckhart, una frase a me cara che avevo trovato sui sermoni e che spesso dedicavo alla Grazia: “divenire per grazia ciò che dio è per natura.” Una volta, di fronte al lavoro, Remo trovò che questa frase descriveva perfettamente un’attitudine della piscina con albero, fare natura da uomo. Questo tipo di onda manifesta certa matematica nella sua regolare ciclicità, essa è infatti descrivibile attraverso un’equazione, poiché il sistema (piscina albero) è costruito in modo che ciò che nel mare sono le variabili (livello dell’acqua, spinta) rimangano (o dovrebbero rimanere) invece costanti, ciò grazie anche alla vasca che determina un piccolo e maggiormente controllabile ecosistema. Anche a una culla faceva pensare a Remo; a certi, invece, l’onda con albero metteva ansia, ad altri ipnotizzava, ad altri ancora pacificava. A me, prima di farlo, faceva pensare alla comparazione tra il vegetale statico e il minerale in movimento, alla resistenza verticale ad un moto orizzontale; dopo, soprattutto, mi ricordava il rumore del mare ed un albero in un deserto di montagna.
Fino ad ora ho nominato 6 amici, ma certo coloro che hanno partecipato a questo lavoro sono molti di più: Mario, Maurizio, Massimo, Franco, Yari, Beppe, Piero, Vittorio, Sandra, e molti di più ancora se si considera che ho 42 anni.
”
Per la IX edizione di Arte all’Arte, i curatori Achille Bonito Oliva e James Putnam hanno invitato Massimo Bartolini a realizzare un progetto a San Gimignano.
”La piscina fuori terra di Massimo Bartolini è situata nel campo degli ulivi sotto la rocca. Frutto d’innesto di una costruzione nell’alveo natura del paesaggio senese. L’artista interviene con un progetto che ne seleziona metafisicamente l’invaso, tra spazio e tempo con epifania finale.
Lo spazio è rappresentato dalla presenza dell’acqua resa mobile da un motore che sembra frullare il tempo e segnala la ferma presenza verticale di un albero, piantato esattamente al centro della piscina. L’albero è sottratto alle onde che sistematicamente si agitano intorno. L’opera di Bartolini segna l’incontro tra la simmetria della natura e la risposta alla sua statica contemplazione.
Il genius loci dell’artista toscano è temperato dall’innesto di un gusto magrittiano, un senso silenziosamente strabico, al limite dell’autoironia, che sovverte l’horror vacui, l’assordante silenzio di ogni campagna, seppure mitica come quella senese.”
“Arte all’Arte IX”, 2004
Altri progetti di Arte all’Arte IX
Credits
MASSIMO BARTOLINI
Senza Titolo (albero e onda), 2004
Progetto per Arte all’Arte 9
Rocca di Montestaffoli, Campo degli ulivi, San Gimignano
Courtesy Associazione Arte Continua - San Gimignano, Italia