Quasi

Giulio Paolini, 1999

Giulio Paolini è intervenuto interpretando gli spazi del Palazzo Minucci Solaini in un continuum con l’installazione da lui prevista e che ha voluto realizzare in alabastro, materiale tipico della tradizione artistica e artigianale volterrana, inserendolo brillantemente all’interno di un importante contesto architettonico.
— Ivo Gabellieri, Sindaco di Volterra, “Arte all’Arte IV”, 1999

In occasione della IV edizione di Arte all’Arte i curatori Florian Matzner e Angela Vettese hanno invitato a partecipare Giulio Paolini, il quale ha scelto per il suo intervento la Pinacoteca di Volterra.

Giulio Paolini ha scelto come luogo del suo intervento la Pinacoteca di Volterra, dove sono conservati capolavori d'arte italiana del Medioevo e del Manierismo: una pala d'altare di Rosso Fiorentino, in particolare, in cui la carne di Cristo appare verde come nei quadri surrealisti e i volumi delle figure sono così geometrici da preannunciare il cubismo con un anticipo di secoli, fa della pinacoteca un luogo particolarmente adatto a denunciare l'impotenza ed andare oltre.

Paolini denuncia il proprio stato di afasia attraverso l'esposizione di simbolici fogli bianchi: lastre di alabastro, un materiale scelto tra quelli caratteristici di Volterra e dunque omaggio alle tradizioni locali, ma anche adatto ad essere penetrato dalla luce e dunque a essere permeabile, disponibile, in attesa di accogliere dei segni proprio come i fogli bianchi dei poeti e le tele vuote dei pittori.

Una lastra quadrata si libra al centro del cortile della pinacoteca, oscillando sul suo punto mediano, come stesse per scendere oppure si sollevasse su una base anch'essa di alabastro: un parallelepipedo purissimo e bianco che allude all'arte della scultura; anche la base vuota sembra essere in attesa di un oggetto che la sovrasti o forse, invece, orfana della scultura che reggeva.

Al terzo piano, nel chiostro, i cavi d'acciaio che trattengono le lastre squadrano quattro piani verticali, mentre quelli che si congiungono al centro squadrano un piano orizzontale e ortogonale agli altri quattro. L'incrocio al centro del chiostro di questi ultimi cavi trattiene un grumo di matite colorate, come fossero frecce pronte a colpire i fogli ma non ancora partite. Ciò a conferma ulteriore di come le cinque pagine e la base designino un vuoto: l'opera non è ancora compiuta o forse non si potrà mai più compiere. Di qui il suo titolo, Quasi. Ma al tempo stesso le lastre di alabastro, le matite, la base, la squadratura tridimensionale dello spazio ottenuta attraverso il filo di ferro costituiscono una presenza, una base di partenza, un segno di fiducia; insomma un'opera tanto più paradossale quanto più essa tratta del l'impossibilità di fare un'opera .

Il lavoro consiste proprio in questo, nel progettare il presente e il futuro sulla base anche fisica del passato, commentandolo e rilanciandolo in avanti, testimoniando come il singolo artista, ma anche l'uomo in generale, non sappia e non possa abbandonare il linguaggio dell'arte visiva. Piuttosto che considerarlo concluso ne continua a indagare lo scheletro o, se si preferisce, la struttura.”

Florian Matzner e Angela Vettese, “Arte all’Arte IV”, 1999

Altri progetti di Arte all’Arte IV

Credits
Giulio Paolini
Quasi, 1999
Alabastro matite colorate, cavo d’acciaio / alabaster, pencils, steel wire
Volterra Arte all’Arte IV
Foto Attilio Maranzano
© Associazione Arte Continua