Atelier des Armes et des Bombes, Atelier van Lieshout, 1999
Atelier van Lieshout interviene nella fortezza di Montalcino, commentandone la vocazione militare con sculture il cui materiale principale è un ritrovato recente, il vetroresina, che contrasta volutamente con le antiche pietre del fortilizio; negli spazi interni della fortezza sono sparsi finti ordigni e macchine belliche: all'esterno un camion che contiene una sorta di arsenale, l'Atelier des Armes, e una Mercedes modificata con un cannone con cannone; all'interno tre cannoni, diciotto disegni, un tavolo, 14 sedie e 4 figure umane.
Per il loro materiale e la loro forma le opere hanno l'aspetto inoffensivo dei giocattoli, ma le dimensioni le rendono minacciose. Esse si collocano al limite tra ironia e presa d'atto di una realtà molto cruda: la guerra non è una parte del nostro passato.
Ha abbandonato alcuni luoghi, come appunto la fortezza di Montalcino che è divenuta una meta gastronomica, ma ne ha fatto propri altri e non cesserà mai di esistere.
Il comportamento aggressivo è insito nell'animale-uomo e viene espresso da sempre nei suoi giochi infantili. Nella storia non è affatto diminuito, ma anzi oggi si avvale di materiali sintetici, di armi industriali e ripetibili, di motivi sempre più sofisticati per incanalare energie primitive.
Malgrado l'opera abbia intenti più ludici che morali, ci racconta che non rendersi conto di tutto assurdo questo sarebbe colpevole .
Credits
Atelier van Lieshout
Atelier des Armes et des Bombes (laboratorio delle armi e delle bombe con camera studio sferica),1999
Mercedes con cannone da 57 mm, cannoni, container, various materials
Montalcino, Arte all’Arte IV
Foto Attilio Maranzano
© Associazione Arte Continua