
Arte All’Arte X, 2005
Per l'ultima edizione di Arte all’Arte, tutti i curatori delle passate edizioni sono stati invitati a collaborare, creando un progetto che celebrasse la storia e lo spirito di questa manifestazione unica. La Val d’Elsa è diventata nuovamente il cuore pulsante di un dialogo tra arte contemporanea e territorio.
Cai Guo-Qiang è tornato a Colle Val d’Elsa con una nuova mostra ad UmoCA, Olafur Eliasson e Tobias Rehberger, che hanno sviluppato insieme il progetto Fraternal Twin: un’installazione che riproduce un bunker diviso in due metà.
Alberto Garutti ha portato la sua sensibilità artistica a Buonconvento, mentre Anish Kapoor ha trasformato gli spazi di San Gimignano con la sua poetica unica. Sislej Xhafa, infine, ha creato un intervento potente e suggestivo a Montalcino.
Questa ultima edizione ha rappresentato una sintesi perfetta di tutte le esperienze precedenti, riaffermando il valore di Arte all’Arte come punto di incontro tra contemporaneità, storia e territorio. Un capitolo finale che lascia un’eredità profonda e duratura nel panorama dell’arte internazionale.
Curatori Arte All’Arte X.
“Siamo arrivati ai 15 anni dell’Associazione Arte Continua e alla decima e ultima edizione di Arte all’Arte, seguendo la formula di una manifestazione annuale, con curatori internazionali, uno italiano, uno straniero, sei città della provincia di Siena con le loro campagne ricche di qualità agro-ambientali scelte e promosse gratuitamente attraverso la selezione di uno o più professionisti di chiara fama almeno nazionale. Sei artisti, tre di una generazione più giovane, tre più consolidati, uno italiano, gli altri scelti nel resto del panorama mondiale. Uno o più progetti speciali. La presentazione del progetto in Italia e all’estero, un progetto di ricerca di un equilibrio alternativo tra città e campagne, o in altri termini tra globale e locale.
In questo percorso l’Associazone Arte Continua ha dovuto confrontarsi con una grandissima quantità di contesti e questioni sia pratiche che teoriche, affrontando una complessità di situazioni che hanno richiesto l’impegno e la partecipazione attiva di molti. Molte le persone che hanno lavorato per l’associazione in questi anni in condizioni d’impegno e di abnegazione incredibili, i curatori e gli artisti che hanno partecipato all’impresa donando spesso generosamente le opere alle comunità”
COME VOLEVASI DIMOSTRARE (O NO?)
Quella di Arte all'Arte è una vicenda esemplare, sotto molti punti di vista. L'idea che sta alla base del progetto è semplice e geniale, anche se oggi si può correre il rischio di considerarla quasi scontata. In realtà la 'normalità' dell'idea è una dimostrazione evidente del suo successo, del fatto che l'esperimento è divenuto un modello largamente imitato, con risultati alterni. Non c'è quasi bisogno di richiamarla dunque, quest'idea, ma facciamolo per chiarezza e completezza: portare sul territorio senese alcuni dei più interessanti artisti della scena internazionale, selezionati da curatori altrettanto prestigiosi, dando loro la possibilità di realizzare progetti site-specific che, in alcuni casi se non proprio in tutti, potessero diventare parte integrante di quel territorio contribuendo alla formazione della sua identità contemporanea. Fin qui ciò che appare. Ma in realtà il sogno, l'ambizione segreta del progetto era quella di risvegliare queste terre, di spingerle ad ambire a qualcosa di più dello status di campagna di lusso, di Sienashire, di sfuggire alla trappola mortale della bucolicità finta e falso-perbenista della pubblicità del Mulino Bianco. E come? Ma proprio attraverso il dialogo e il confronto con i protagonisti del contemporaneo, non diversamente da quanto avevano fatto gli abitanti di queste terre quando la Toscana era l'avanguardia del mondo e tutti i migliori artisti volevano venire qui a lavorare, il luogo in cui si sperimentavano le nuove idee, come tali controverse, difficili, ma anche grandiosamente stimolanti, capaci di convincere una comunità della possibilità di trasformare il mondo e non di rassegnarsi ad esso. Un'idea nuova ma anche antichissima, quindi. Un'idea che non ha nulla a che fare con una visione del contemporaneo come agiografia del territorio, come alternativa high brow alla retorica sempre più imbarazzante della strumentalizzazione della storia e dell'identità dei luoghi nel nome della valorizzazione turistica, ma piuttosto un tentativo, ancora una volta nuovo e allo stesso tempo antichissimo, di non lasciare fuori niente di questo territorio, i luoghi magici come quelli brutti, il paesino ameno come la cittadina industriale. L'antica fonte, ma anche l'inceneritore comunale. Affrontandoli. Trasformandoli. Restituendoli alla comunità come realtà vive.
Arte all'Arte è dunque, prima di tutto, uno straordinario atto di fiducia nell'arte contemporanea. Una fiducia nel fatto che l'arte possa confrontarsi con tutto, creando senso ed identità. Una fiducia che nasce dalla conoscenza e da un amore profondo maturato negli anni da parte di tre ragazzi che in queste terre sono cresciuti e che qui sono rimasti anche quando il loro lavoro otteneva riconoscimenti sempre più vasti ed internazionali. Una fiducia che ha permesso a questi luoghi di poter vedere al lavoro personalità artistiche straordinarie, che mai altrimenti sarebbero venute qui, se non, forse, come turisti.
Arte all'Arte compie dieci anni. Un ciclo si chiude. Non ci sarà un'undicesima edizione (…) Per questo qui vogliamo coltivare un sogno: che Arte all'Arte non finisca. Si reinventi, cambi nome magari, ma non finisca. Coltiviamo il sogno che, all'ultimo momento, questo territorio capisca e ricambi il gesto d'amore. Arte all'Arte, o quel che sarà, può diventare un momento importante di sperimentazione, uno straordinario laboratorio di innovazione, non per pochi, ma per tutti. Perché questa è un'arte contemporanea difficile, come tutte le cose belle (non credete a chi vi dice che la bellezza è facile, di solito vuole vendervi un aspirapolvere che funziona male...). Ma è anche un'arte che si offre a tutti, che scende nelle strade, viene a trovarvi nelle case. La formula può essere rinnovata e ripensata in modo da inaugurare una nuova fase, e non è detto che qualcuno, altrove, non lo stia già facendo, avendo per tempo fatto tesoro di questa straordinaria esperienza (…)
Arte all'Arte, e chi scrive può dirlo con cognizione di causa visto che fa ricerca da anni su queste tematiche in un contesto internazionale, è un'esperienza che ha ormai raggiunto una reputazione e una visibilità globali come poche altre manifestazioni artistiche non istituzionali. Ma questo è niente rispetto a ciò che Arte all'Arte ha fatto e potrebbe ancora fare per aprire la mente di chi vive questi territori, per aiutare ad inventare nuovi progetti di futuro che non siano la caricatura mediocre di un passato che non esiste più. Arte all'Arte è utile, ha portato e può portare benefici importanti, anche economici, se il modello matura ed evolve, se viene sostenuto con mezzi e progettualità adeguati. Ma non è per questo che va amata. Arte all'Arte ha significato, ogni anno, nuove intelligenze, nuove sfide, nuove culture che entrano in dialogo. È da qui che può venire l'amore. Come può tutto questo, semplicemente, finire? Questo territorio ha una gentilezza antica, sa essere rude ma conosce la tenerezza. Come si può lasciare andar via la principessa così, senza un bacio? Ovvia, cittini, un si pole miha.
PIER LUIGI SACCO