Concrete Blocks, Sol Lewitt, 1997

“L’architettura e l’arte tridimensionale sono di natura totalmente opposta. La prima si occupa di creare aree con una funzione specifica. Per non fallire nel suo scopo, l’architettura -che sia o meno un’opera d’arte- deve essere funzionale. L’arte non è funzionale. Quando l’arte tridimensionale comincia ad assumere alcune delle caratteristiche dell’architettura creando ad esempio aree funzionali, indebolisce la sua funzione artistica.
"
— Sol LeWitt, tratto dal catalogo Arte All’Arte II, 1997

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Associazione Arte Continua compie trent’anni e li celebra con un doppio appuntamento. La re-installazione, in forma permanente, di una delle opere che hanno costellato lo splendido percorso di “Art to Art”. E la visita di alcune opere che, grazie a questo progetto, sono rimaste patrimonio pubblico delle città.

"Concrete Blocks” – l’installazione che Sol LeWitt concepì nel 1997 per Colle di Val d’Elsa quando prese parte alla seconda edizione di “Arte all’Arte” – quell’anno curata da Giacinto di Pietrantonio e da Jan Hoet – tornerà ad essere ospitata nel giardino del Palazzo Pretorio della città, luogo per il quale l’artista l’aveva pensata e realizzata. La re-installazione di “Concrete Blocks” sarà inaugurata ufficialmente domenica 27 settembre 2020 alle ore 10.

L’impegno profuso da Associazione Arte Continua, dall’Amministrazione Comunale di Colle di Val d’Elsa e dalla Fondazione Sol LeWitt rende oggi possibile la ricollocazione in forma permanente di “Concrete Blocks” nel luogo per il quale l’artista l’aveva concepito, il Palazzo Pretorio di Colle di Val d’Elsa sede del Museo Archeologico della città. “Seguendo la volontà dell’artista abbiamo deciso di coinvolgere maestranze locali, quali l’Edilcostruzioni che si è occupata della realizzazione dell’opera e Unibloc, la stessa ditta che nel 1997 fornì i blocchi di cemento che composero l’opera originale di Sol Lewitt” spiega Mario Cristiani. E prosegue “Mio padre era muratore e anch’io da giovane ho messo quei blocchi, so che sono friabili, ma il senso di questo lavoro è che ogni singola unità, anche se parte friabile e povera, può esser nobile e importante, perché la sua essenza lo è … perché non è il materiale a render nobile qualcosa ma la cura e l’amore che ti chiede per crescere”.

La re-installazione dell’opera di Sol LeWitt rappresenta la volontà di Associazione Arte Continua di riprendere e continuare il discorso, in realtà mai del tutto interrotto, di “Arte all’Arte” e del suo lavoro sul distretto di Architettura – Arte contemporanea – Campagna.

Sol LeWitt è stato invitato dai curatori Jan Hoet e Giacinto di Pietroantonio per realizzare un opera permanente nel cortile del Museo di Colle Val d’Elsa.

“…Se passa dalla forma, segue la funzione dei moderni, alla forma segue l’idea dei concettuali.

Gli architetti di oggi non tengono in grande considerazione gli ziggurat.. Ironia vuole che il nuovo Whitney Museum sia uno ziggurat rovesciato, molto apprezzato, mentre gli edifici per uffici non sono considerati particolarmente eleganti… potrebbe essere allora il momento propizio per ripensare agli ziggurat. Molti di essi saranno riconosciuti come opere d’arte di valore.

Proprio gli ziggurat ricordano molte delle sue opere, dalle modular structures alle sculture odierne come l’opera esposta ai Giardini della Biennale di Venezia, o quella costruita nel cortile del Museo di Colle Val d’Elsa.

Un’opera d’arte implica molti elementi, i più importanti sono i più evidenti.

Mostrano un ritmo e un’organizzazione degli elementi base della geometria come il parallelepipedo che fanno pensare ad un sistema costruttivo che LeWitt giura questa volta non esserci. Se ciò avviene vuol dire che lo scopo dell’artista, l’idea prima della forma, è comunque raggiunta. Che ricordano le antiche architetture – azteche, maya – e la forma e la struttura di moderne città – New York, Hong Kong – e l’artista si dimostra daccordo. Che serialità e standardizzazione non generano necessariamente forme e immagini uguali, ma differenti.”

Jan Hoet, Arte all’Arte II, 1997