“Il dialogo di Emilio Prini con la memoria e il luogo si svolge, al contrario, in maniera più intima. Tuttavia, è certamente legato all’idea di rivoluzione. Presentando semplicemente l’immagine di una sua opera, creata nel 1968 e realizzata utilizzando del piombo, ci riporta indietro agli ‘anni di piombo’. Dopo giorni di lotta con le molteplici possibilità per presentare il suo frammento di memoria, Prini ha optato per la forma più minimale: semplicemente un’immagine (stampata su due pezzi di carta) che giace sul pavimento di una stanza del teatro. La massima economia può evocare la più profonda e impalpabile memoria di sogni e azioni rivoluzionarie.
”
— Hou Hanru, “Arte all’Arte VIII”, 2003