Progetto Speciale Rocco Dubbini, 2004

“Se devo raccontare un luogo con la fotografia, scelgo di affermare il mio passaggio in quel luogo, progettando un racconto fatto di immagini che mi rendano riconoscibile.

Attraverso i volti dei produttori racconto il mio percorso nella provincia di Siena, perché associo i volti ai luoghi, perché i volti determinano i miei spostamenti da nord, sud, est, ovest della provincia: da San Gimignano verso Siena, passando per il territorio del Chianti e poi verso le Colline Metallifere, scendo fino a Montalcino attraversando la Val d’Orcia, poi in Val d’Asso ai confini con il comune di Cortona e ancora Montepulciano per arrivare alle pendici dell’Amiata.

Ritratti mutanti: alcuni saranno trittici mutanti, posso utilizzare il mio modulo rappresentativo per costruire legami familiari attraverso l’elaborazione di soggetti somiglianti; rafforzo il concetto di discendenza e tradizione rivelando verità nascoste attraverso un processo dichiaratamente artificioso.

Ritratti “tagli”: saranno dei tagli di visi spero più stretti e radicali possibili, voglio anteporli alla rigida struttura identitaria del trittico mutante: la luce racconterà i volti.

Paesaggi: per quanto riguarda i paesaggi, spero di perdermi.

— Rocco Dubbini, “Arte all’Arte IX“, 2004
Per Arte all’Arte IV, i curatori Achille Bonito Oliva e James Putnam hanno invitato Rocco Dubbini.

Art Exhibitions

Talks

“Dubbini illustra la Guida con le sue immagini. Attraverso la pratica del viaggio fotografico, Dubbini innesta la sua visione personale con l’identità territoriale, interpretandone il “genius loci”. L’artista ci trasmette questa sua nuova esperienza di contatto con la realtà della campagna senese con i ritratti dei volti che la popolano e il paesaggio dominante approfondendo, ancora una volta, la sua ricerca espressiva attraverso il Trittico mutante. “Del mio lavoro non ricordo l’origine, del mio lavoro mi sfugge la verità. Io trovo somiglianze, in arte si possono fondere visioni impossibili. La natura produce somiglianze. Basta pensare al mimetismo animale. Ma la più alta capacità di produrre somiglianze è propria dell’uomo. Il dono di scorgere somiglianze, che egli possiede, non è che un resto rudimentale dell’obbligo un tempo schiacciante di assimilarsi e condursi in conformità. Egli non possiede, forse, alcuna funzione superiore che non sia condizionata in modo decisivo dalla facoltà mimetica”.

“Arte all’Arte IX”, 2004