“Il riposo del Tempo, progetto per “Arte all’Arte IX”, e’ stato inspirato dal silenzio e dalla storia della Fonte Antica di San Gimignano, dall’acqua corrente e dal paesaggio naturale in cui è immersa. Le arcate medievali e il suono dell’acqua sono diventati così il foglio su cui ho iniziato a disegnare, cercando una forma che dialogasse con la struttura architettonica ma mantenesse intatta l’armonia ancestrale del luogo. Seduta di fronte a quell’isolato bacino ho pensato al Tempo, e ho cercato di dare un volto a qualcosa che volto non ha.
Ho immaginato un vecchio dal viso crepato come la terra al sole, con la pelle scavata dal vento e dall’acqua, con lo sguardo pieno di universo e di storia. Guardando il bacino con l’acqua corrente, ho visto le lacrime del Tempo, come se fosse rimasto lì a giacere per anni, a osservare il lento passare delle cose e della follia umana. Privo di bocca e con le orecchie coperte, ha solo occhi per fissare l’inesorabile fluire della vita e grandi mani per sostenersi.
La figura è disposta orizzontalmente, avvolta solamente di stracci con alle spalle un grande sole-luna che come un campo energetico collega la testa al piede, il piede alla testa. L’immagine che nasce, o forse muore, alle spalle del personaggio, e’ simbolo della ciclicità del sorgere e del calare del sole, eterno ritorno scandito dal ritmo dell’acqua corrente. Il corpo della figura é coperto da stoffe con differenti patterns. Lo straccio é già stato precedentemente utilizzato nella storia dell’arte, come specchio/astrazione delle mille facce del mondo: il disegno geometrico del tessuto come sintesi dell’universo.
Per rappresentare il Tempo, ho scelto i panni di un senza tetto, che potrebbe appartenere a qualsiasi cultura, luogo ed epoca poiche’ e’ il corpo di qualcuno che ha come casa il mondo e come problemi quelli assoluti della sopravvivenza. Un uomo che si trova dentro alla vita, ma non nel senso comune in cui la nostra società definisce i valori e che prende il posto di soggetti religiosi e scene di riti, precedentemente protagonisti delle ceramiche nella storia dell’arte.
Nonostante l’opera sia stata concepita come installazione temporanea, è stato importante per me relazionare il lavoro allo spazio come se potesse essere lì per sempre e immaginare come il lento mutare delle stagioni stringerebbe il dialogo fra il luogo e la figura. Se il lavoro venisse murato, con il passare del tempo muschio e erba comincerebbero a germogliare casualmente nelle fessure tra una mattonella e l’altra. Solo a questo punto il mio progetto raggiungerebbe veramente la sua completezza poiche’ quell’antico volto e quell’antico corpo, diventerebbero terra fertile, accettati dalla natura e dalle sue leggi universali.
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— Luisa Rabbia, “Arte all’Arte IX”, 2004